Trekking e treno

Durante la scorsa estate, stanco delle notizie sul Global Warming e altrettanto di chi predica, si atteggia e poi parte in aereo, ho deciso di fare un trekking in Val di Susa, ma di arrivarci in treno. Coincidenze facili e rapide, arrivo nella piccola stazione di Salbertrand e poi inizio della salita verso il Rifugio Levi-Molinari tra prati secchi dal caldo e farfalle in cerca di fiori.
Prima piacevole tappa con qualche cervo e camoscio avvistato dalle tavole in legno del rifugio e chiacchierata con un viandante francese. Il giorno successivo salita al Bivacco Sigot a 2900m, un bel dislivello nei due giorni, specie con zaino ed attrezzatura, in tutto pesavo 18kg in più del peso svestito… Poco passaggio di turisti, uno in discesa per fortuna si è portato via il cane fuggito dal malgaro piazzato ad un passo vicino.
La notte in bivacco con il temporale è stata quindi un riposo meritato.
Non c’era acqua corrente, per limitare il peso in salita ne avevo preso solo un litro; i nevai rimasti erano però una buona riserva, anche se il passaggio di aerei proprio lì sopra lasciava intuire la presenza nefasta di idrocarburi.
Ma meglio che disidratarsi in fondo… Poco più in là quelli che sembravano cespugli erano in realtà rotoli di filo spinato risalenti alla II Guerra Mondiale, lì mai combattuta ma solo preparata: le rovine dei casamenti a testimonianza dei risultati.
Il mattino partenza presto per evitare una nuova perturbazione, poi non pervenuta. Salita al Passo Galambra e discesa verso il Rifugio Scarfiotti. Sapevo che la strada carrozzabile per il Colle Sommeiller era stata chiusa per una frana; spiacente per chi al rifugio sottostante ci lavora, ma mi sono goduto la discesa in totale solitudine e silenzio.
La frana non era poi granché, anche se i massi rotolati giù potevano in effetti preoccupare…
Discesa il giorno dopo verso Rochemolles e poi navetta e treno fino ad Oulx e ancora bus fino a Bousson. Cambio d’ambiente, non più praterie e pietraie in quota ma bosco di larici e abeti, ripiantati dopo la guerra. Una profusione di nocciolaie e qualche rapace lontano. Dopo un paio d’ore di cammino arrivo alla Capanna Mautino dove trovo gli amici che hanno lavorato lì. Bell’ambiente e cena in compagnia, aperitivo però nelle splendide praterie verso la Francia con i laghi alpini frequentati dai germani reali.
Esperienza positiva, il treno lascia tempi e libertà inaspettate, nella speranza che le lasci anche ai due senegalesi che non trovavano nessuno che parlasse francese e che hanno rischiato il passaggio in treno a Bardonecchia…

Aiguilles d’Arves
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