Archive for Marzo, 2017

22Mar

Walter Bonatti – estratto da “In terre lontane”

(…)E la tigre? Che ne è della “mia” tigre? Solo adesso mi do conto di aver dimenticato completamente la tanto inseguita fiera striata. Potrebbe anche essere qui sotto, poco lontana. Si sarà forse rintanata con l’avvicinarsi del suo periodo amoroso, o più semplicemente avrà deciso di finire il gioco a rimpiattino con me, l’intruso?

Per avvicinarla ho fatto cose incredibili, persino biasimevoli qualche volta. L’ho inseguita nella giungla, aspettata al varco nelle radure, spiata dall’alto degli alberi, e tutto questo per quaranta giorni consecutivi. Ma è stato inutile. Si è rivelata di un’astuzia davvero insospettabile. Però non ha mai tentato di assalirmi nonostante la sua fama di animale subdolo, aggressivo e di fredda ferocia. Devo dire che si è limitata soltanto a “sopportarmi”, quasi sdegnando un contatto diretto. Insomma è stata proprio come una gran dama. In fondo, l’insidia che io mi ero aspettato da lei, è stata invece proprio lei a riceverla da me, in forma di assillante assedio. Un essere cosiffatto non può che suscitare grande simpatia e massimo rispetto.

Parlando di un animale e dei suoi atteggiamenti si tende sempre, purtroppo, ad affibbiargli la limitazione dell’istinto, inteso come tendenza di ordine fisico-biologico e non di attitudine psicologica, dunque come fatto soltanto meccanico cui obbedire rimanendone quasi estraneo. Ma a dire il vero a me è sembrato invece che la tigre, sfuggendo al mio accerchiamento nel modo raccontato, abbia dimostrato di possedere un’autentica capacità di analisi. L’intelligenza e la sensibilità dunque non sarebbero soltanto prerogativa dell’uomo. Riferendomi ancora alla mia esperienza particolare, e fors’anche per quella mia recuperata parte di animalità, credo di essere giunto più di una volta a identificarmi nella tigre; deduco quindi che sia piuttosto limitato quell’abisso che starebbe a dividere l’uomo dall’animale. Tanto più che quest’ultimo dimostra spesso di intuire con immediatezza anche ciò che l’essere umano non arriva ad intendere, o almeno è assai lento a decifrare. Un animale superiore com’è la tigre sa, ma forse non sa di sapere; però capta assai bene il senso delle cose, questo io l’ho riscontrato. Potrebbe dunque possedere consapevolezza ed autocoscienza? Ho visto gente inorridire a quest’idea, gente che umanizza il proprio gatto snaturandolo, ma nel contempo ritiene che il sapere di un animale superiore stia scritto soltanto nell’istinto e nel vento, che tutto a lui racconta. A gran fatica costoro accettano che per un animale il mezzo di ricevere e inviare messaggi possa essere in certa misura di ordine extrasensoriale, dunque condotto su canali e con rapidità differenti rispetto ai nostri; ma dir loro che questi animali, pur governati da esigenze e comportamenti diversi dai nostri, possano provare anche qualche sentimento primario fondato sull’emozione, ebbene è un anatema. Eppure, sebbene non condivida il criterio di umanizzare un animale snaturandolo, a me è proprio sembrato che di emozioni nella “mia” tigre ne siano emerse più di una. Dopotutto, a darmene l’impressione, non potrebbe essere stata la medesima emotività da me adottata?

(…)L’affascinante avventura di spingermi nel mondo della sensibilità animale sta così per concludere un altro suo capitolo. Nell’esperienza appena fatta ho inoltre conosciuto ancor meglio l’incanto e la dignità della natura, la meraviglia della libertà. Condizioni, queste, già possedute dall’uomo, e poi perdute, che riportano all’origine delle cose e ricollegano agli antichi comuni valori. A ripropormi la lezione e impartirmene l’insegnamento è stato, questa volta, proprio il simbolo stesso della libertà selvaggia: la tigre.

19Mar

Biancone Day 2017

Dopo un  sabato adrenalinico passato aiutando un amico a tirar giù un castagno in tree-climbing una domenica tranquilla in un ambiente diverso dalle Alpi ci voleva, quindi perché non partecipare con l’amico ed esperto Claudio ad un appuntamento adocchiato da anni ma sempre rimandato? Ad Arenzano, al Parco del Monte Beigua, c’è stato il Biancone Day, giornata in cui si spera di vedere un certo numero di rapaci in migrazione.

Si spera perché non è così scontato; l’anno scorso a quanto pare pioveva e quest’anno siamo saliti al Centro Ornitologico del parco circondati da una compiacente nebbiolina. La vegetazione mediterranea, le rocce e la nebbia ricordavano i dipinti cinesi, ma c’è una certa incompatibilità a distinguere un rapace bianco su sfondo bianco, soprattutto se tra l’osservatore e lui è ancora più bianco… Resta il fatto che la migrazione dura mesi, ma a volte a smuovere la pigrizia a fare un po’ di chilometri servono le giornate organizzate.

Al Centro Ornitologico ci ha accolti Gabriella, una ragazza appassionata, preparata e gentilissima, incaricata di accogliere i visitatori della mostra fotografica allestita in una sala ed accompagnare i partecipanti ai punti di osservazione fornendo spiegazioni sul fenomeno della migrazione. Piuttosto sconsolata per la giornata all’apparenza poco adatta, ci ha comunque dato delle dritte utili a posizionarci nei punti migliori per cercare di evitare le nuvole basse e capire se i rapaci avrebbero volato sotto o sopra di esse… Alla peggio mi sarei accontentato di fotografare una delle sue ottime foto spacciandola per mia…

Intanto davanti al Centro Ornitologico un gruppo di Tordi bottacci cercava cibo tra il terreno rivoltato dai cinghiali. Sono rimasto sorpreso dal fatto che i Bianconi non risalgano la penisola come mi aspettavo; a quanto pare non amano i lunghi tragitti con il mare sotto di loro, quindi preferiscono arrivare in Europa dall’Africa attraverso lo stretto di Gibilterra ed evitare i 145km tra Africa e Sicilia. Così aumentano il viaggio anche di 2000km ma i gusti sono gusti e non si discutono…
Attraverso il monitoraggio di alcuni esemplari, tra cui uno battezzato Egidio, è stato possibile tracciare il percorso di migrazione.
Tra l’altro oltre ai Bianconi c’erano anche altri rapaci, nella foto qui sotto appunto un Falco di Palude, tra i più numerosi. Inutile dire che aspettavo la conferma delle specie da parte dei più esperti; io di solito prima fotografo e poi riconosco grazie a immagini o libri; invidio chi grazie alla passione di anni riesce a distinguere le specie a colpo d’occhio o d’orecchio.

Abbiamo visto in contemporanea fino a 14 rapaci volare insieme, ma tutti in una foto non ci stavano…

E finalmente il protagonista della giornata; in volo da ovest verso est, apparivano dal nulla tra le nuvole e scomparivano in dissolvenza. Diretti nelle regioni dell’Italia centro meridionale, osservati al cannocchiale davano l’idea di non stancarsi mai, con il loro volo possente e sicuro. In realtà è un viaggio molto faticoso, in cui mangiano poco o nulla. Chissà se la coppia che viene a nidificare vicino alla zona dove vivo passerà da lì? Fino ad oggi avevo visto il Biancone solo un paio di volte, malgrado i numerosi tentativi di avvicinarlo.

Scesi infine al mare, la piacevole sorpresa di una coppia di Marzaiole, anche loro in arrivo dal deserto del Sahel come i Bianconi, ma forse con un tragitto più breve…

12Mar

Opportunismo

A fine inverno, sia pur avaro di precipitazioni, molte strade sterrate intorno ai 1200m sono ancora parzialmente innevate; affrontarle in mountain bike vuol dire dover pedalare anche in discesa, con i rapporti minimi e la prontezza a saltar giù ogni qual volta la ruota anteriore affonda troppo…
Ma ne è valsa la pena… A pochi minuti dalla partenza il piacevole incontro con una coppia di amici ed i tre cani di lei, fino ad ora solo virtuali e finalmente conosciuti di persona; poi via verso una zona piuttosto isolata, con la speranza di trovare qualche palco di cervo visto il periodo propizio e la disillusione di fare foto a qualche selvatico a causa dell’orario avanzato e della giornata comunque calda.

Avvicinarsi alla mèta ha richiesto il doppio della fatica rispetto a farlo a piedi, ma per fortuna la metà del tempo. Posata la bicicletta una coppia di aquile mi da il benvenuto alta nel cielo; ma sono due caprioli a cogliermi di sorpresa a pochi metri dal sentiero con una fuga agile e breve; il maschio ha ancora il velluto…

Poi mentre tolgo uno strato di vestiario, ecco muoversi qualcosa di più grosso; un cervo in pieno giorno che attraversa il pendio sopra di me e scompare in un boschetto di betulle; è giovane ed ha ancora il palco che tra poco perderà; trofeo di poche pretese ma resta un bell’avvistamento, raro in piena luce fuori dal periodo degli amori; foto intera in copertina.

Visto che il telefono è rimasto in auto e non so che ora sia, il sole mi dice che il tramonto è vicino, ritorno in bicicletta, di palchi a terra neanche l’ombra. Dove prima si scendeva pedalando ora si sale spingendo; la neve non regge più il peso e si sprofonda un po’ di più…
Nei brevi tratti pedalabili i giochi si invertono; anni fa mi era capitato di veder ripercorsa la mia traccia degli sci da fondo da un grosso canide, probabilmente il lupo: il suo opportunismo sfruttava la neve battuta in modo da non affondare e non faticare.
Stavolta ho fatto lo stesso con le sue tracce, belle evidenti ed in fila, perfette per essere sfruttate dalle gomme della mountain bike ed evitare le zone dove gli accumuli frenavano la spinta. E ad un tratto ecco la conferma; nei pressi di un bivio qualcosa che all’andata non c’era; l’avrei vista sicuramente…

Dimensione, presenza di peli e quantità non lasciano molti dubbi; le tracce erano quindi fresche, così come gli escrementi; la strada non ancora percorribile dai mezzi a motore probabilmente lo lascia tranquillo e indisturbato a muoversi in pieno giorno…Io non ho visto lui, ma penso che lui abbia visto me; chissà quante volte è già successo!

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