Archive for Aprile, 2016

26Apr

John Steinbeck – estratto da “La valle dell’Eden”

Qualche volta una specie di gloria illumina lo spirito di un uomo. Succede quasi a tutti. Lo si può sentir venire su o prepararsi come il detonatore che sta per dar fuoco alla dinamite. E’ un sentimento nello stomaco, un piacere dei nervi, degli avambracci. La pelle gusta l’aria e ogni respiro profondo è dolce. I suoi inizi danno il piacere di un bello sbadiglio aperto; balena nel cervello e tutto il mondo se ne accende davanti agli occhi. Uno può aver vissuto tutta la vita nel grigiore, e la sua terra e i suoi alberi possono essere cupi e bui. Gli avvenimenti, anche quelli importanti, possono esserglisi affollati intorno pallidi e senza volto. E poi la gloria, e un canto di grillo gli accarezza le orecchie, l’odore della terra gli sale osannante alle narici, e la luce variegata sotto un albero gli allieta gli occhi. Allora l’uomo si riversa all’esterno, come un torrente, eppure non sminuisce se stesso. E io credo che l’importanza di un uomo nel mondo possa essere misurata dalla qualità e dal numero delle sue glorie. E’ qualcosa di solitario ma ci mette in rapporto con il mondo. E’ madre di ogni creatività, e separa ogni uomo dagli altri.
Non so come sarà negli anni che verranno. Nel mondo si stanno verificando cambiamenti mostruosi, ci sono forze che plasmano un futuro di cui non conosciamo il volto. Alcune di queste forze ci sembrano cattive, forse non in se stesse, ma perché la loro tendenza è di eliminare altre cose che per noi sono buone. E’vero che due uomini possono alzare una pietra più grossa che non un solo uomo. Un gruppo di persone può costruire un’automobile più presto e meglio di un uomo solo, e il pane che esce da un grosso stabilimento è più uniforme e a buon mercato. Quando il nostro cibo, e il vestiario e le case dove abitiamo nascono nella complicazione della produzione di massa, un tale metodo è destinato a inserirsi nel nostro modo di pensare e a eliminare ogni altro. Nella nostra epoca la produzione di massa o collettiva ha fatto il suo ingresso nel regno dell’economia, della politica, perfino della religione, e alcune nazioni hanno sostituito l’idea della collettività a quella di Dio. Questo è il pericolo, nella mia epoca. C’è una grande tensione nel mondo, verso un punto di rottura, e gli uomini sono infelici e confusi.
In un’epoca simile, mi sembra naturale e buono pormi queste domande. In che cosa credo? Per che cosa e contro che cosa devo combattere?
La nostra specie è la sola specie creativa, e ha un solo strumento creativo, la mente e lo spirito individuale dell’uomo. Niente è mai stato creato da due uomini. Non ci sono buone collaborazioni, sia in musica sia in arte, o in poesia, in matematica, in filosofia. Una volta che abbia avuto luogo il miracolo della creazione, il gruppo può edificare ed estendere, ma il gruppo non inventa mai nulla. La cosa preziosa giace nello spirito individuale dell’uomo.
E ora le forze spiegate intorno al concetto di gruppo hanno dichiarato una guerra di sterminazione alla cosa preziosa, allo spirito dell’uomo. Per mezzo di diffamazioni, affamandolo, con le repressioni, la direzione forzata e i possenti colpi di martello del condizionamento, lo spirito libero e vagabondo è costantemente inseguito, impastoiato, attutito, narcotizzato. La nostra specie sembra essersi messa sulla triste via del suicidio.
E io credo in questo: che lo spirito individuale liberamente esplorante sia la cosa più preziosa del mondo. E’ per questo che io vorrei combattere: la libertà dello spirito di prendere, senza costrizioni, la direzione che desidera. E contro questo io devo lottare; ogni idea, religione o governo che limita o distrugge l’individuo. Questo è ciò che sono e per questo io sono. Io posso capire perché un sistema costruito in base a un modello debba cercar di distruggere lo spirito libero, perché quello è una cosa che per sola forza di analisi può distruggere quel sistema stesso. Lo capisco benissimo, e mi ribello a questo e lotterò contro per difendere e conservare la sola cosa che ci differenzia dagli animali che non creano. Se la gloria può essere uccisa, allora siamo perduti.

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