Walter Bonatti – estratto da Magia del Monte Bianco

Amo ricercare me stesso nelle cose, nelle mie azioni. Sono anche geloso della mia indipendenza spirituale, per questo non avevo voluto dividere queste giornate con alcuno, ma viverle nell’intimità delle mie emozioni, a contatto con una natura familiare e meravigliosa dalla quale sarei uscito come da un sogno. Felice di aver sognato. Passavano le ore. Inerte e alla deriva verso pensieri luminosi, mi ritrovavo più che mai immerso nel labirinto delle riflessioni, che mi portavano inevitabilmente verso la ricerca della mia verità. Perciò sentivo in me tutte le laceranti contraddizioni che sono nell’uomo, senza però riuscire ad approdare più in là dei nuovi contrasti che ne nascevano. Nel mio monologo ero comunque arrivato a dei punti fermi. Ero certo, per esempio, che nulla esiste sulla Terra che non sia di tutti, quindi anche mio. Sapevo che capire il bello significa possederlo. Potevo giurare che ci sono sempre delle porte da aprire in noi. Riconoscevo che le difficoltà non mettono alla prova la forza dell’uomo, ma la sua debolezza. Inoltre mi affascinava collocare l’esistenza della realtà soltanto nel riflesso del suo sogno. Ad altre difficili domande che mi ero fatto, e per alcune era rimasto aperto l’interrogativo, mi ero risposto che la vita, in definitiva, ha senso viverla con il massimo impegno, cercando di realizzare tutto quello che si ha dentro. Ero conscio che non avrei mai potuto privarmi di ciò che ritenevo giusto fare, pur con tutte le paure che ciò comporta. Capivo che molte mie idee sarebbero suonate per lo meno strane a un certo tipo di interlocutore, ma in tal caso il problema sarebbe stato suo. Sapevo ben radicati alcuni miei concetti e mi era sempre più chiaro che la mia stravaganza era forse preferibile a quella “saggezza” dei molti, laggiù, dove spesso la vita – incatenata dal consueto e regolata da tutte quelle pressioni che arrivano persino a trasformare l’arte e la fede in una merce – non è che una calma disperazione, un deserto di egoismo e di apatia. No, mi dicevo, non può essere bello un mondo dove le paure e gli entusiasmi spaventano i più, tesi come sono al risparmio di sé e dei propri sentimenti.

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